Utilizzi i buoni pasto per la spesa? Attenzione, sta per cambiare tutto

Se utilizzi i buoni pasto per la spesa, devi conoscere il cambiamento imminente che sta per avvenire: cosa sta accadendo

Buoni pasto
Spesa (Pixabay; Instagram)

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Tra i mezzi impiegati dalle aziende per quanto riguarda gli strumenti dell’importante sfera welfare, i buoni pasto sono forse i più diffusi. Veri e propri titoli di pagamento emessi a disposizione del dipendente, presentano il vantaggio di essere utilizzati nel loro totale valore, in quanto esenti da tassazione. Non solo utilizzabili come forma di sostituzione della mensa aziendale, e quindi unicamente per poter usufruire del pasto, sono spendibili anche in altri esercizi commerciali.

Tra questi troviamo ristoranti, bar, ma soprattutto vengono molto utilizzati nei supermercati, impiegati per l’acquisto di alimenti vari ad uso della spesa domestica. Se anche tu rientri in questa categoria di persone, c’è un aggiornamento che dovresti conoscere: si sta per realizzare un cambiamento imminente, che impedirà il loro uso.

Buoni pasto: cambiamenti in vista

 

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Estremamente comodi per i consumatori, i buoni pasto vengono ampiamente impiegati negli esercizi commerciali. Forma di welfare aziendale, non solo per quanto riguarda il pasto nell’orario di lavoro, sono spesi e sfruttati in numerose occasioni. Ristoranti, bar, pizzerie agriturismi, ma soprattutto supermercati: il loro uso è vasto e comprende diverse possibilità.

Ma c’è qualcosa che sta per cambiare e riguarda proprio gli esercenti e le catene della grande distribuzione, che denunciano una realtà preoccupante. L’allerta era già stata lanciata dalle principali associazioni e organismi del settore, come Confcommercio, e più precisamente Federazione italiana Pubblici Esercizi e Federazione Italiana Dettaglianti dell’Alimentazione, Federdistribuzione, ma anche i principali leader del settore GDO, come Coop e Conad.

La motivazione risiede nelle commissioni elevate e insostenibili sul ticket, oltre che ai tempi d’attesa infiniti di per l’incasso della quota relativa a quelli ricevuti. I numeri parlano chiaramente: su 8 euro di buono pasto, sono poco più di 6 euro quelli che rappresentano quelli realmente l’introito da parte di chi lo incassa, frequentemente con quasi l’assenza di guadagno sul ricavato totale.

Sono queste le ragioni della giornata di sciopero che avrà luogo il 15 giugno, dove sarà impossibile qualsiasi forma di acquisto con i suddetti buoni, al fine di permettere maggiore eco alla protesta. La precisazione che accompagna l’iniziativa è importante: l’obiettivo non è contrastare questa forma di welfare aziendale, bensì renderlo più sostenibile con una riforma che ne migliori le condizioni.

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