Shein, il nuovo negozio di Milano: successo senza precedenti, code a non finire. Il motivo

Shein ha raggiunto un successo pazzesco con il suo nuovo negozio di Milano. Per giorni e giorni le code sono state senza fine: il motivo è sorprendente, cosa è successo.

Shein
Shein (Canva)

Chiusura dell’anno in bellezza per Shein. Il colosso cinese del fast fashion ha raggiunto un successo epocale con il suo negozio a tempo aperto a Milano per alcuni giorni: le code sono state senza fine davanti all’ingresso del pop up che torna nella capitale della moda italiana in occasione del Natale.

Dal 19 al 22 presso la Sala Colonne, di Palazzo Giureconsulti, in piazza Mercanti (un tempo sede della Borsa) i capi del marchio cinese sono stati esposti per essere toccati con mano. La firma del fast fashion, infatti, vende principalmente online – conta su una rete di commercializzazione di ben 22 Paesi –  e pertanto in tantissimi non si sono fatti sfuggire l’occasione di provare i suoi capi, potendo fare un’esperienza di shopping tangibile.

Il negozio a tempo è stato suddiviso nelle varie categorie, tra abbigliamento, accessori e prodotti per la casa, dotandosi poi di un punto social dove scattarsi foto ricordo.

La novità ha richiamato moltissime persone: per tutti i giorni della sua apertura le code sono state senza fine. In centinaia hanno fatto la fila per acquistare i capi di Shein, decretando il grande successo del pop up.

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Shein: perché il negozio di Milano ha raggiunto tanto successo?

 

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Il successo del negozio di Shein a Milano affonda le sue radici nel fatto che le persone amano fare shopping e se questo può essere fatto risparmiando, la posta in gioco è ancora più allettante. Soprattutto in un periodo in cui non si sente che parlare di risparmi e rincari.

Il colosso del fast fashion è noto, infatti, per offrire capi sempre al passo delle tendenze a costi stracciati. Se questo ha il pregio di far risparmiare e di rendere felici molte persone che possono soddisfare così la loro sete di shopping, l’altro lato della medaglia non è esente di ripercussioni negative. Anzi, queste sono molto impattanti.

La domanda da porsi è: chi paga davvero quei capi venduti a prezzi stracciati? La risposta è duplice. Da un lato l’ambiente, visto le produzioni insostenibili impiegate per produrli, dall’altro i lavoratori costretti a condizioni di lavoro inique.

Di recente un’inchiesta ha fatto emergere il lato oscuro dell’amato marchio, mettendo in luce quanto il suo personale sia sfruttato, pagato pochissimo e costretto a lavorare a ritmi non umani, con orari lavorativi di 18 ore al giorno.

Shein
Shein (Canva)

Nonostante questo Shein non smette di conquistare e il negozio di Milano è la riprova di questa popolarità. Un simbolo di come la consapevolezza di un’industria più sostenibile sia ancora lontana da una diffusione capillare. Per ora, magari, si potrebbe iniziare da un piccolo passo come per esempio, se si compra fast fashion, acquistare un capo in meno per non alimentare troppo il circolo insostenibile dell’industria dell’abbigliamento, la seconda più inquinante a livello globale, che si riversa in modo inesorabile sul Pianeta.

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