Spritz, c’è carenza di Co2: cosa rischia il noto aperitivo

Ci sono brutte notizie per tutti gli amanti dello Spritz, l’aperitivo rosso tipico del Veneto e amato in tuttla la Penisola. Cosa sta succedendo?

Spritz problemi produzione seltz
Due Spritz (Canva)

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Lo Spritz è uno degli aperitivi più amati in Italia, e ha una lunga tradizione alle spalle. Ebbene, oggi la sua produzione è a rischio, con conseguenze catastrofiche anche in altri campi.

La sua origine si colloca al tempo dell’impero Austriaco, intorno al 1800, quando si trovava nei territori del Regno lombardo-veneto. Le sue truppe erano infatti solite allungare i vini locali, per loro molto forti, con acqua frizzante o seltz.

Ed è proprio legato a quest’ultimo, il suo nome, che proviene dal verbo tedesco spritzen, cioè “spruzzare”. Questa usanza si diffuse poi anche presso le popolazioni della zona, anche se la nascita del cocktail vero e proprio, come lo conosciamo oggi, va fatta risalire a qualche decennio più tardi.

La nascita del drink risale infatti agli anni Venti o Trenta, tra Padova e Venezia, quando si decise di aggiungere l’Aperol o il Select al vino e al seltz. Il cocktail poi divenne molto noto nei Settanta, e dal 2011 è stato ufficializzato dall’IBA, l’International Bartenders Association.

Spritz: perchè è a rischio il popolare cocktail?

Un bicchiere di Spritz, secondo l’IBA, è composto da 9 cl di prosecco, 9 cl di Aperol e qb di seltz o soda. Ed è proprio quest’ultimo ingrediente che sta causando non pochi problemi di recente. Quest’estate è rimbalzata sulle principali testate giornalistiche la notizia della sempre più introvabile acqua frizzante. Tra i primi a lanciare l’allarme, l’ad di Acqua Sant’Anna, una delle più note e amate.

Il motivo della penuria di acqua gassata è il costo sempre più elevato e le scorte minori di anidride carbonica, che a causa della pandemia ha visto balzare alle stelle le richieste da parte della sanità. Ovviamente, la precedenza è stata data a quest’ultima, e a farne le spese sono state le società produttrici di acqua minerale.

Di conseguenza, poichè il CO2 è proprio usato per preparare il drink veneto, questi è a rischio, e pare proprio che sarà sempre più difficile trovarlo in giro. Un bel guaio non solo per i baristi, ma anche per i produttori di bitter. A rischio, anche birrifici e aziende agricole, che usavano la sostanza soprattutto nelle serre.

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