Offese tramite Whatsapp, se apri il messaggio sei complice, non puoi denunciare: come funziona

Una recente sentenza della Cassazione ha scatenato un putiferio. Al centro della questione i messaggi di offese ricevuti su Whatsapp.

Whatsapp ingiuria o offesa sentenza cassazione
Whatsapp (Canva)

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La app di messaggistica istantanea continua a tenere banco, e non potrebbe essere altrimenti. Whatsapp oggi è usata da milioni di persone in tutto il mondo ogni giorno, per rimanere in contatto con amici e parenti e anche colleghi di lavoro tramite le chat condivise.

Nata nel 2009 da un’idea di due ex dipendenti di Yahoo, nel 2014 è stata comprata per la stratosferica cifra di 19 miliardi di dollari da Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook ed oggi proprietario anche di Instagram.

Come accennato, spesso sull’app si creano chat di famiglia per parlare contemporaneamente con i parenti, oppure si formano gruppi di amici in base ad argomenti di interesse comune o per mettersi d’accordo magari per le vacanze da orgnizzare assieme o per una festa a cui partecipare. Non è raro, quindi, che a volte possano capitare degli screzi, proprio come accadrebbe di persona.

E proprio uno di questi litigi virtuali è finito davanti ai giudici della Corte di Cassazione. Quest’ultima ha preso una decisione molto particolare, che lancia quindi una questione che ha fatto molto discutere online.

Whatsapp, una sentenza della Cassazione fa discutere

A quanto pare la differenza tra diffamazione e ingiuria la fa la cosiddetta spunta blu, quel segno che indica quando una persona visualizza i messaggi che le inviano. E’ quanto si deduce da una recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha dovuto esprimersi circa un’offesa ricevuta da un utente su una chat di gruppo.

 

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Un post condiviso da WhatsApp (@whatsapp)

L’ingiuria si presenta quando una persona ne offende un’altra mentre questa si trova da sola, e diventa aggravata in caso ci siano altre persone presenti. Si parla invece di diffamazione quando le offese sono rivolte mentre essa è assente, davanti ad altri. Come fare, tuttavia, quando ciò avviene all’interno di una chat condivisa da più persone? La Cassazione ha deciso appunto che a fare la differenza è proprio se la persona ha visualizzato il messaggio, in questo caso l’espressione ingiuriosa.

Chi pensava che offendere virtualmente potesse non avere conseguenze, da oggi ci penserà due volte prima di usare termini spiacevoli, una spunta blu potrebbe condannarvi a una pena pecuniaria e penale non da poco. Una decisione senza precedenti e che lascia un precedente che sicuramente farà scuola.

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