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Benessere

La dieta della longevità: come vivere a lungo senza ammalarsi

Scritto da
Noemi Aloisi

Valter Longo e Rozalyn Anderson hanno analizzato svariati studi sulla nutrizione, approfondendo il legame tra nutrienti, digiuno, geni e longevità, scopriamo cosa raccomanda lo studio che è stato pubblicato su Cell.

Valter Longo è un biogerontologo e biologo cellulare, lavora alla Leonard Davis School of Geront, e sta dedicando la sua vita agli studi sulla longevità in salute, in particolare si concentra sulla nutrizione.

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(dbreen- Pixabay)

Da poco tempo è uscita una nuova pubblicazione sul Cell effettuata in collaborazione con Rozalyn Anderson che lavora presso la University of Wisconsin School of Medicine and Public Health, studia l’invecchiamento e la restrizione calorica.

Longevità: Ecco cosa è emerso dagli studi di Valter Longo

(dbreen- Pixabay)

La dieta della longevità si basa su vari aspetti che vanno dalla scelta degli alimenti, alle calorie, al digiuno. I due hanno analizzato vari studi sulla nutrizione, sulle malattie e sulla longevità degli animali da laboratorio e dell’uomo, combinandoli con i propri studi sui nutrienti e sull’invecchiamento, l’analisi includeva l’alcune diete tra le più popolari come quella chetogenica, quella povera di carboidrati, quella vegetariana ,quella vegana e quella mediterranea.

I dati che sono stati approfonditi sono quelli relativi alla durata della vita, secondo alcuni studi epidemiologici. A questi studi sono stati collegati determinati fattori dietetici che influenzano diversi percorsi genetici di regolazione della longevità, i quali influenzano anche i marcatori di rischio di malattia, inclusi i livelli di insulina, di proteina C reattiva, i fattori di crescita e il colesterolo.

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I risultati sono concordi sul fatto che la dieta ottimale consista in un’assunzione di carboidrati non raffinati, da moderata ad alta, da un consumo basso di proteine in gran parte di origine vegetale ma sufficienti per il sostegno energetico e da grassi vegetali sufficienti a fornire circa il 30% del fabbisogno energetico.

Idealmente i pasti dovrebbero essere consumati in una finestra di 11- 12 ore consentendo un periodo giornaliero di digiuno inoltre un ciclo di cinque giorni di una dieta a digiuno o che limita il digiuno ogni 3-4 mesi, potrebbe aiutare a ridurre la resistenza all’insulina.

La dieta dovrebbe basarsi principalmente sul legumi, cereali integrali e verdure, pesce e un discreto consumo di carne bianca, ma niente carne rossa o lavorata, è raccomandato un basso contenuto di zuccheri e cereali raffinati e una discreta quantità di noci olio d’oliva e cioccolato fondente.

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Dunque la cosa fondamentale sarebbe seguire un regime alimentare prevalentemente a base vegetale, povero di proteine, accompagnato da una moderata assunzione di pesce e carne bianca, badando però a limitare il consumo di cibo a 12 ore al giorno avendo dei brevi periodi di digiuno ogni anno.

Quella che abbiamo esposto è una dieta generica ma per iniziare un percorso di cambiamento sarebbe adeguato che la dieta fosse individuale, dunque regolata in base al sesso, all’età, allo stato di salute e alla genetica del soggetto, per questo sarebbe importante collaborare con un operatore sanitario specializzato in nutrizione.

Scritto da
Noemi Aloisi